Storia e monumenti

ORIGINE DEL NOME

L’etimologia del toponimo è ancora piuttosto incerta, ma pare derivi dal latino fossa-ae (“deposito” per conservare le granaglie prodotte in questa zona particolarmente fertile) e Cesio, che pare fosse un funzionario di Roma, all’epoca addetto al controllo della zona, come testimonierebbe un’epigrafe funebre databile alla fine del I secolo d.c. rinvenuta in una villa romana nel vicino territorio di Santa Maria Imbaro.

L’origine del nome attuale risale all’anno 1195 data in cui il diploma dell’Imperatore Enrico VI di Svevia concedeva in privilegio all’abbazia di San Giovanni in Venere una località vicina chiamata Fossamcaecam. Nel XII secolo il nome venne scisso in Fossam Caecam. In seguito, il toponimo subì diverse varianti, finché nel 1239 comparve per la prima volta  la scritta Fossacieca. Nel 1671 spuntò il binomio Fossa Ceca. Nel 1802 il binomio Fossa Ceca fu unito in una sola parola. Nel 1863 compare il toponimo definitivo, Fossacesia.

STORIA DELLA CITTÀ

Abitata sin dall’epoca preromana dai Frentani e successivamente dominata dai Romani, in epoca medievale Fossa Ceca divenne feudo del monastero benedettino di San Giovanni in Venere e ne seguì le alterne vicende storiche  passando dal periodo di splendori, magnificenza, benessere economico e sviluppo culturale del XI secolo alla decadenza venuta a seguito di catastrofi naturali: una disastrosa mareggiata prima, e due forti terremoti poi, nel 1456 e nel 1627.

L’antico centro abitato era denominato Vicus Veneris ed era raccolto all’interno di una cinta muraria, di cui restano solo pochi ruderi; era abitato dai Frentani, una popolazione italica insediatasi lungo l’intera costa teatina ed era antico luogo di transito per le greggi transumanti verso il Tavoliere di Puglia.

San Giovanni in Venere

Nel IX secolo il territorio di Fossacesia subì la colonizzazione monastica da parte dei benedettini di Farfa che vi organizzarono una corte ed un’azienda fondiaria e amministrativa. Intorno ad essa sorse l’aggregato umano formato da coloni e artigiani al servizio dell’Abbazia di San Giovanni in Venere, fondata da Trasmondo II Conte di Chieti, nell’anno 1004,  sul promontorio dove, in epoca romana, sorgeva un tempio dedicato a Venere.  Ad essa, nell’anno 1195, fu concessa in privilegio, da parte dell’Imperatore Enrico VI di Svevia, una località vicina di nome Fossamcaecam.

Nella seconda metà del XII secolo l’Abbazia, distrutta negli anni precedenti, fu ricostruita dall’abate Oderisio II (1155-1204). Nel XVI secolo l’Abbazia fu nuovamente devastata dalle incursioni saracene. Nel 1585 fu affidata da Papa Sisto V all’Oratorio di Santa Maria di Vallicella in Roma.  A partire dalla metà del 1600 si ricostruirono i palazzi pubblici e le ville nobiliari e  si ampliò il borgo, che si sviluppò ben oltre le antiche mura articolandosi in propaggini insediative sparse nelle frazioni di Fossacesia Marina e Villa Scorciosa.

Nel XVII secolo Fossacesia passò sotto il dominio dei de Rubeis, ma alla fine del Settecento era Terra Regia. 

Nel 1943 durante la battaglia del Sangro, Fossacesia venne pesantemente bombardata dall’aviazione alleata. Il secondo conflitto mondiale in questa zona fu particolarmente aspro, in quanto la Linea Gustav passava proprio in questo territorio, e fece molte vittime anche tra i civili inermi, tanto che il Comune di Fossacesia è stato insignito della onorificenza della Medaglia d’Argento al Merito Civile.

ARTE E CULTURA

Abbazia di San Giovanni in Venere (www.sangiovanninvenere.it).

Antica Abbazia affacciata sullo splendido Golfo di Venere, le cui vicende storiche si intrecciano con quelle degli abitanti di Fossacesia. Sull’area dell’attuale basilica sorgeva anticamente un tempio dedicato a Venere Conciliatrice, a pianta ottagonale e molto vasto, con un ampio portico a sei colonne e una solenne gradinata. Per gli antichi abitanti di questi luoghi, i Frentani, il culto di Venere Conciliatrice era molto importante: a lei, infatti, era deputata la cura e la conservazione della famiglia. Tra il 529 e il 543 giunsero a Fossacesia dal monastero di Montecassino alcuni monaci, guidati da un Padre Martino. Con ogni probabilità questi non era un monaco cassinese, ma un eremita che viveva sull’Appennino, dove non erano molte le testimonianze del Cristianesimo. In nome della lotta ai culti pagani volle l’abbattimento del tempio di Venere e, al suo posto, la costruzione di una piccola Chiesa cristiana con annessa un’abitazione per i monaci. Resti del tempio, brani di colonne ed elementi decorativi si possono ancora vedere all’ingresso del chiostro sul lato destro della basilica.  Il monastero fu per tanti secoli “nullius dioecesis”, un grande feudo voluto direttamente dai Papi sotto la giurisdizione dei loro Abati. Le vicende di questo primo nucleo monastico non sono molto note: si sa solo che il monastero fu alle dipendenze prima di Montecassino e poi di Farfa e che poi si rese indipendente nel 1004.

L’anno Mille fu cruciale per la storia di Fossacesia. Secondo una diffusa credenza tale anno doveva infatti coincidere con la fine del mondo e la popolazione cristiana fece copiose offerte alle chiese e ai conventi. Il conte longobardo Trasmondo I donò a San Giovanni molte terre e castelli, oltre alla metà delle rendite del sottostante porto di Venere. Il figlio Trasmondo II compì donazioni anche più notevoli e ampliò la prima Chiesa. L’abate di San Giovanni, Oderisio I, poté così ingrandire il monastero.

Lo splendore dell’attuale abbazia si deve all’abate Oderisio II il Grande, il quale, a partire dal 1165, fece costruire l’imponente basilica di S. Giovanni (lunga 50 metri, larga 20) e ornare di statue e affreschi sia la Chiesa sia la cripta sotto-stante. I monaci Benedettini di San Giovanni in Venere accettarono ben presto la Regola Cistercense, diffusa attraverso la predicazione di S. Bernardo di Chiaravalle. Nel XVI sec., li sostituirono i monaci dell’Ordine di S. Filippo Neri e nel 1610 i Gesuiti.

Nel 1881 l’Abbazia fu dichiarata “monumento nazionale” ed assegnata in custodia agli stessi Filippini. I decenni che seguono ne segnarono il progressivo degrado, causato dalla scarsa manutenzione, da alcuni terremoti e, infine, dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dal 1954 è sede dei Padri Passionisti, promotori di importanti lavori di manutenzione e  ristrutturazione.

Conserva oggi il prospetto monumentale e la pianta basilicale a tre navate risalenti all’ampliamento in stile gotico-cistercense avviato nel 1165 e completato nel corso del XIII secolo in stile gotico – cistercense.  La facciata è caratterizzata da un portale in marmo del 1230, detto della luna, decorato da altorilievi che raffigurano storie della vita di Giovanni Battista.

Fonte di Venere.

La Fonte di Venere

Fontana di origine romana sotto il muraglione dell’Abbazia di San Giovanni in Venere, oggi in uno stato di forte degrado. Una tradizione paganeggiante, ancora viva fino alla metà del Novecento, voleva che vi si recassero ad attingere l’acqua le donne desiderose di concepire un figlio.

 

 

Fontana delle Cinque Cannelle, a piazza del Popolo. Un’iscrizione sulla fonte indica che fu

La fontana delle cinque cannelle di Fossacesia

costruita nell’anno 1888 e restaurata nel 1997. Collocata su un alto basamento di cinque gradini e realizzata in blocchi e lastre di marmo, ha base rettangolare ed è costituita da due volumi sovrapposti: un parallelepipedo basso forma la vasca di raccolta dell’acqua che fuoriesce dalle cinque cannelle mentre l’altro, più alto e stretto, rappresenta il fronte della fontana. In prospetto il blocco delle cinque cannelle per la fuoriuscita dell’acqua risulta inquadrato da due paraste agli estremi, mentre ciascuna cannella è a sua volta inquadrata da arcate impostate su lesene lavorate a fasce orizzontali. Sopra corrono l’architrave ed una cornice aggettante in blocchi di pietra sagomati, sormontati da un attico. Lateralmente si ripete lo stesso motivo della facciata principale ma con un unico arco, mentre nella parte posteriore il fronte risulta semplicemente intonacato.

Il Comandante dell’VIII Armata, Generale Mongomery, mentre sosta all’interno della Chiesa di San Donato, distrutta dai bombardamenti

Palazzo Mayer. Edificato nel 1835 da don Michelangelo Mayer e ampliato nel 1852 sul lato di via Polidori, presenta la consueta tipologia della residenza gentilizia di città: vaste dimensioni, pianta quadrata su tre livelli, ambienti di piano terra adibiti a magazzini e cantina. La casa museo, che ingloba al suo interno la quattrocentesca chiesetta di Sant’Antonio Abate ceduta ai Mayer dal Comune di Fossacesia, ospita un’esposizione di manufatti della civiltà rurale, che ricostruisce l’ambiente in cui si svolgeva la vita di una famiglia della borghesia terriera del primo Ottocento, e  il Museo della Guerra (visitabile su prenotazione), con una mostra permanente al piano terra del palazzo su “Le immagini della storia – La guerra a Fossacesia e dintorni (1943 – 1945)”.

Parco Dei Priori. Elegante villa ottocentesca, posta di fronte all’Abbazia di San Giovanni in Venere. Restaurata dal comune di Fossacesia e aperta al pubblico nel 2012, ospita numerosi eventi artistici e culturali. Il paesaggio che si ammira dal parco è straordinario.

Chiesa parrocchiale di San Donato Martire (1290). Distrutta durante i bombardamenti 

Chiesa parrocchiale di San Donato Martire

della Seconda Guerra Mondiale, fu successivamente ricostruita. Celebre la foto del Generale Montgomery, comandante dell’VIII Armata Alleata, tra le rovine della chiesa. La chiesa è ubicata in P.zza Polidori.

Chiesa di Santa Maria delle Grotte. Costruita nella seconda metà del Duecento con strutture gotico-cistercensi. L’interno è interamente decorato da affreschi in parte di stile francese del periodo della fondazione della chiesa, in parte di stile toscano-tardo giotteschi  del XIV e XV secolo.

Chiesa Madonna Del Carmine. Fu progettata e costruita negli anni Trenta da Antonio Aganippe, che realizzò da solo la croce sul tetto, il rosone, i fregi, i bassorilievi della porta d’ingresso, la faccia bugnata, la balaustra e le pigne ai quattro angoli del tetto. In tutta la chiesa ricorre il tema del mare: ad esso si richiamano i disegni sulle pareti e, soprattutto, le decorazioni realizzate con gusci di conchiglie: Aganippe si procurava la materia prima regalando ogni sera cesti di telline, vongole e cozze ai dipendenti della propria fabbrica ed invitandoli a riportargli i gusci vuoti. Con questi decorò tutta la chiesa: l’abside, la balaustra, l’altare e la volta. Quando il 6 gennaio 1939  Aganippe morì, lasciando la chiesa ancora incompiuta, gli eredi si impegnarono a completarla nel giro di qualche anno. Nel 1945, d’intesa con il parroco di Fossacesia, Mons. Don Tommaso Tozzi, fu istituito un comitato con l’incarico di organizzare la festa di inaugurazione e consacrazione, che avvenne il 16 luglio di quello stesso anno. Da allora, ogni anno il 16 luglio a Fossacesia Marina si festeggia la festa della Madonna del Carmine.

Chiesa di San Silvestro. Storico luogo di culto ubicato nelle adiacenze del cimitero di Villa Scorciosa, popolosa frazione di Fossacesia, fondata nell’XI secolo. Menzionata in numerosi passaggi di beni e

Villa Scorciosa, la Chiesa di San Silvestro

proprietà clericali e imperialregi, nonché in alcuni statuti che hanno dato lustro e rinomanza ai luoghi, per anni è stata ridotta in uno stato di abbandono e degrado, finché il 29 agosto 2009 è stata riconsacrata e riaperta al pubblico. La facciata principale è romanica, con un arco a sesto acuto sopra il portale e sopra ancora  una finestrella ad oblò. All’angolo a destra della facciata, sul tetto,  il campanile a vela.

Da segnalare anche: il Palazzo del Comune (edificato nel 1882), il Palazzo nobiliare Contini (1770, scuola vanvitelliana), la Chiesa del SS. Rosario (fondata nel 1876 dalla Congrega del Rosario e della Santissima Annunziata), il Lavatoio (composto di due vasche rettangolari in pietra contigue), il Casino Mayer (sulla strada che da Fossacesia porta all’Abbazia di San Giovanni in Venere).